Proviamo a fare un po' il punto della situazione. La notizia di questi  giorni è che, a quanto pare, Paolo Bergamo non era pazzo. L'ex  designatore aveva più volte dichiarato che aveva frequenti contatti con  tutti i dirigenti di serie A e che si meravigliava che queste telefonate  non fossero agli atti. 
Ed infatti, come confermato dagli avvocati  di Moggi, sono stati rinvenuti centinaia di contatti riconducibili  proprio ai rapporti cui faceva riferimento l’ex designatore. La domanda  che da più parti si pone, e alla quale finora nessuno ha dato una  risposta circostanziata, è perché questa notizia sia uscita solamente  adesso, a molti mesi dalla chiusura delle indagini e dai rinvii a  giudizio. La questione è molto semplice. L’indagine di Napoli e le  relative trascrizioni effettuate dai carabinieri si basano solo su un  limitato numero di telefonate. 
Come più volte ammesso dal tenente  colonnello Auricchio in aula, la Juventus e il suo Direttore Generale  Moggi erano i principali obiettivi dell’indagine. Chi ha raccolto il  materiale audio ha quindi tralasciato di segnalare come “interessante”  tutto quello che si discostava dal filone che stavano seguendo gli  investigatori.
Questo atteggiamento degli inquirenti è stato oggetto  anche della testimonianza in aula a Napoli del guardalinee Rosario  Coppola, il quale denunciò proprio agli uomini di Auricchio di avere  avuto pressioni per modificare un referto arbitrale in senso favorevole  all’Inter, ottenendo in cambio una lapidaria risposta: “L’Inter non ci  interessa!”.
Il dubbio che qualcosa fosse stato tralasciato ha quindi  convinto le difese di Moggi e i suoi consulenti che bisognava  investigare nel “mare magnum” del materiale intercettatorio, composto da  oltre 170.000 contatti, e la cui preparazione è costata circa 25.000  euro. Il materiale così ottenuto è stato sezionato per molti mesi dai  consulenti, i quali hanno tenuto riservato, giustamente, il risultato  del quadro che andava via via formandosi. 
Ecco quindi il motivo per  cui la notizia è stata diffusa solo in questi giorni. E’ ragionevole  dunque pensare che nelle prossime settimane, forse nei prossimi mesi,  gli esiti di questa attività di analisi possano essere utilizzati nel  corso del dibattimento a Napoli, dove, non dimentichiamolo, gli imputati  hanno il difficile compito di lottare contro l’infamante accusa di  "associazione a delinquere”. Un'accusa pesante, che nell’Italia di oggi è  sufficiente per farti indicare come un appestato. Ed infatti molti  degli imputati hanno avuto gravi problemi di salute e abbiamo notizia  che, lontani dalla ribalta mediatica del mondo del calcio, si sono  consumati numerosi drammi familiari.
Ecco perché il silenzio della  Gazzetta dello Sport, che in questi giorni sta facendo  finta di nulla, stride in maniera atroce con il sensazionalismo  colpevolista della stessa testata nel maggio del 2006. Quello stesso  sensazionalismo, alla base del “sentimento popolare”, fu il fattore  decisivo attraverso il quale vennero elargite le condanne dello  pseudo-processo sportivo. Ma tutto ciò non ci meraviglia, soprattutto  dopo aver appreso il contenuto dei tabulati agli atti del procedimento,  nato dalla querela contro ignoti dell'arbitro De Santis, per la fuga di  notizie della primavera del 2006. Tale indagine avrebbe stabilito che il  materiale proveniva dall'ufficio di Auricchio, ma che non si può essere  certi di quale manina abbia spinto il bottone, per  cui è stato tutto archiviato. Sembra che il tenente colonnello  Auricchio, tra il 2004 e il 2005, abbia avuto un fitto scambio di  telefonate proprio con un giornalista della Gazzetta: Maurizio Galdi.
Ad  ogni modo le prime anticipazioni sui contenuti del materiale rinvenuto  dai consulenti di Moggi sembrano promettenti. C’è ad esempio una  telefonata del 10 gennaio 2005 tra Bergamo e Moratti, in cui il primo  comunicherebbe al suo interlocutore di aver scelto Gabriele, reduce da una  lunga squalifica, per la partita di Coppa Italia Bologna-Inter e che gli  manderà anche due bravi assistenti. Oppure c’è la telefonata del 3  gennaio 2005 tra Bergamo e Facchetti, con il designatore che invita a  cena il dirigente nerazzurro, facendogli presente che avrebbe piacere di  vederlo per fare due chiacchiere. Su cosa? 
Ed inoltre cosa hanno da  dirsi Galliani e Bergamo tra il 28 aprile e il 7 maggio, proprio alla  vigilia di Milan-Juventus vinta dai bianconeri per 1-0 e decisiva per lo  scudetto? 
Chiediamo ai nostri lettori di continuare a seguirci. Per  capire cosa potrebbe succedere prendiamo in prestito proprio le parole  di Ruggero Palombo, il gran cerimoniere che sulla Gazzetta dello Sport  diede il via allo scandalo del 2006: “Il quesito è il seguente: che  cosa potrebbe accadere se invece, magari a campionato concluso, nella  quiete che precede la grande kermesse dei Mondiali, spuntassero fuori  dei bei fascicoloni che ci raccontano di questa e quella telefonata, di  come il calcio viveva la sua quotidianità, non il secolo scorso ma  appena un anno fa? Sia chiaro, non si tratta necessariamente di  scoperchiare chissà quale pentola maleodorante, di scoprire veri e  propri reati sportivi. Uno «spaccato» di un certo modo di vivere il  calcio tra prestigiosi addetti ai lavori potrebbe anche bastare (e  avanzare) per rendere la prossima estate, destinata a essere priva dei  tradizionali gialli finanziari relativi alle iscrizioni ai campionati,  comunque rovente. Fantacalcio? Nel dubbio, suggeriamo alla Federcalcio e  al Coni di attrezzarsi per ogni evenienza. Sarebbe infatti disdicevole  scoprire che tutti sapevano tutto. E che nessuno s' era mosso (oltre il  minimo indispensabile), nella speranza che certe marachelle restassero  chiuse nei cassetti di qualche Procura. In talune circostanze,  spalancare le finestre può essere molto più utile che ostinarsi a  tenerle serrate. Ps. Avviso ai naviganti. D' ora in avanti, al posto dei  subdoli cellulari, si suggerisce il ritorno ai vecchi e cari pizzini."
Onesti del pallone, attenti all'estate
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